NOTE DI SALA E GUIDA ALL'ASCOLTO - QUARTETTO AROD

Teatro Verdi Trieste, Riva 3 Novembre 1, Trieste
Lunedì 10 febbraio 2020, ore 20:30

NOTE DI SALA

Franz Joseph Haydn (Rohrau31 marzo 1732 – Vienna31 maggio 1809)
Quartetto op. 76 n. 5 in Re Maggiore

  1. Allegro 
  2. Largo cantabile e mesto 
  3. Menuetto e Trio 
  4. Finale. Presto 

I sei quartetti per archi dell’op. 76, comunemente noti come “Quartetti Erdödy”, vennero composti nel 1797 e dedicati al Conte Joseph Erdödy, committente dell’opera. In realtà le circostanze che portarono alla realizzazione di questi quartetti sono tutt’ora poco chiare. Alcuni riferimenti a questi componimenti si possono ritrovare nei frammenti di una lettera scritta dal diplomatico svedese amico di Haydn, F.S. Silverstolpe e datata 14 giugno 1797, dove si racconta dell’esecuzione al pianoforte da parte del maestro nativo di Rohrau di alcuni quartetti commissionati da un certo Conte Erdödy, che avrebbe anticipato al compositore una somma di cento ducati per la loro realizzazione. Sempre nella lettera viene menzionato un imprecisato periodo di tempo che le opere avrebbero dovuto attendere prima di poter essere pubblicate. Stando all’evidenze delle prime esecuzioni private è plausibile pensare che il manoscritto originale, oggi purtroppo perduto, sia stato consegnato all’aristocratico committente nel settembre del 1797 per apparire infine nelle sue prime pubblicazioni ad opera degli editori Artaria a Vienna e Longman, Clementi & Co a Londra, due anni più tardi. I brani suscitarono da subito un grande entusiasmo grazie alla loro grande espressività e ricchezza di inventiva, come si evince da una lettera inviata al compositore dal grande storico della musica Charles Burney nell’agosto del 1799 in cui scriveva :” Ho avuto il grande piacere di ascoltare i vostri quartetti e non credo di aver mai avuto un maggior piacere nell’ascolto di musica strumentale: sono ricchi di espressione, inventiva, buon gusto e nuove idee tant’è che sembrano la produzione non di un genio sublime che ha già scritto così tanto e così bene, bensì di un compositore dai così alti e colti talenti la cui fiamma non si sia ancora palesata “:. Simili apprezzamenti mettono in luce non solo il magistero compositivo di Haydn ma anche quanto la sua sconfinata produzione non abbia in nessun modo assopito il suo spirito sperimentatore. Il primo movimento dell’quinto quartetto dell’op. 76 Allegretto. Allegro si discosta dalla forma-sonata, adottando come modello uno schema ABA', che presenta una sezione centrale in minore seguita da una riproposizione variata dell’idea iniziale. Il movimento si chiude con una scoppiettante coda di ampie dimensioni nella quale il tema iniziale viene inserito in un discorso dal forte carattere contrappuntistico ad opera di tutti gli strumenti. Segue un ampio Largo. Cantabile e Mesto dai toni nobili e meditativi e dalla grande intensità espressiva. Il successivo ed estremamente breve Minuetto si presenta con un carattere rassicurante e posato; la serenità del discorso musicale trova un apparente velo ombroso nel misterioso Trio in minore per tornare poi alle pacate tinte iniziali. L’opera si chiude infine con un vivace Finale. Presto dai toni folkloristici.

Béla Bartók (Nagyszentmiklós25 marzo 1881 – New York26 settembre 1945)
Quartetto n. 4, Sz. 91

  1. Allegro
  2. Prestissimo, con sordino
  3. Non troppo lento
  4. Allegretto pizzicato
  5. Allegro molto

 

Nella produzione musicale bartòkiana il quartetto d’archi ricopre un ruolo fondamentale. Il compositore infatti dopo un primo quartetto scritto all’età di diciassette anni produsse nel giro di trent’anni un ciclo monumentale di sei opere ciascuna delle quali rappresenta una pietra miliare nello sviluppo del suo linguaggio musicale. Tra tutti il quarto quartetto risulta essere quello più celebrato, essendo forse considerato come il più grande traguardo mai raggiunto dal compositore rumeno. L’opera si presenta come un inno allo sperimentalismo tecnico sonoro grazie all’utilizzo visionario di possibilità tecniche degli strumenti ad arco fino ad allora inesplorate. Scorrevoli glissandi contrapposti a toni vetrosi dati dalla vicinanza dell’arco al ponticello, pizzicati strappati e corde percosse col legno dell’archetto si combinano in maniera ossessiva, attraverso una dirompente spinta ritmica, con nuovi contenuti musicali incentrati sull’utilizzo di idee motiviche piuttosto che su vere e proprie linee melodiche. Tale disarmante superficie sonora custodisce tuttavia una sofisticata struttura formale che lo stesso Bartók descrisse con queste parole: "L'opera si articola in cinque movimenti; il loro carattere corrisponde alla forma di sonata classica. Il movimento lento è il nocciolo dell'opera; gli altri movimenti sono, per così dire, disposti a strati attorno ad esso. Il quarto movimento è una variazione libera del secondo, mentre il primo ed il quinto hanno lo stesso materiale tematico; cioè intorno al nocciolo (Terzo movimento), metaforicamente parlando, il primo ed il quinto sono gli strati esterni, mentre il secondo ed il quarto gli strati interni. ":. 

 

Ludwig van Beethoven (Bonn16 dicembre 1770 – Vienna26 marzo 1827)
Quartetto op. 59 n. 1

  1. Allegro
  2. Allegretto vivace e sempre scherzando
  3. Adagio molto e mesto
  4. Allegro

 

Le circostanze che portarono alla genesi dei quartetti dell’op. 59 ad opera di Ludwig van Beethoven sono in parte misteriose. Ufficialmente infatti i tre quartetti accomunati dallo stesso numero d’opera vennero composti dal maestro di Bonn nel 1806 su commissione del conte Andreas Kyrillovich Razumovsky, il quale avrebbe inoltre chiesto al compositore di inserire all’interno di ciascun quartetto un motivo originario del proprio paese, fornendo quindi ai posteri una sorta di legittimazione nel conferire alle tre opere l’epiteto di “Quartetti russi”. Tuttavia uno scambio epistolare avvenuto nel 1804 tra il fratello di Beethoven Karl e l’editore Breitkopf & Hartel, incentrato sulla possibile pubblicazione di un nuovo ciclo di quartetti, potrebbe suggerire che l’intenzione del compositore di cimentarsi nuovamente con questo genere di composizioni si fosse già palesata nel corso di quegli anni, andando così a costituire un terreno fertile per le future richieste dell’ambasciatore russo. Ad ogni modo i quartetti vennero completati entro la fine del 1806, e dal momento che le trattative per la pubblicazione con Breitkopf & Hartel ebbero esito negativo, vennero pubblicati dal Bureau des Arts et d’Industrie, una casa editrice viennese, nel settembre del 1807. Sebbene tutti e tre i quartetti dell’op. 59 rappresentino delle pietre miliari del repertorio quartettistico il primo di essi è quello che forse desta maggior meraviglia ed ammirazione per la sua monumentalità e la sua complessità musicale. Nel primo tempo Allegro l’esposizione del primo tema avviene in medias res ed è affidata al violoncello. Il fluire sinusoidale della linea melodica viene ripreso dopo otto battute dal primo violino il tutto sorretto da un ostinato disegno di note ribattute da parte degli altri strumenti. Un ponte modulante conduce ad un secondo tema dal carattere dolce e morbido, in linea col lirismo che permea l’intero movimento. Vi è inoltre la presenza di un rigoroso spunto contrappuntistico che si riallaccia ad elementi del primo tema preparando così la strada per la ripresa. Segue un secondo movimento Allegretto vivace e sempre scherzando dove l’ambiguità della struttura che pare rimandarsi a quella di uno Scherzo ma senza un Trio, si pervade di un innocente umorismo ben reso dai rapporti dialettici tra i vari strumenti. Il nucleo dell’opera è sicuramente il terzo movimento Adagio molto e mesto. Qui l’invenzione melodico-armonica beethoveniana raggiunge il suo apice più commovente conducendo lo stato d’animo dell’ascoltatore nelle più alte zone dell’emozione estetica. Le sette misure conclusive di questo monumentale movimento si pervadono di un grande virtuosismo tecnico dato dalla funambolica cadenza del primo violino che conduce all’Allegro finale. Ancora una volta tocca al violoncello esporre il danzante tema di origine russa che, variato con grande magistero inventivo sì combina con ulteriori idee in un fitto discorso musicale il quale, dopo un fugace momento di sospensione, apre le porte alla coda conclusiva. 

Jacopo Toso

Curiosando

1797

  • Nasce il compositore viennese Franz Schubert
  • 23 marzo le truppe napoleoniche entrano a Trieste.

1928

1806