GUIDA ALL'ASCOLTO | GABRIEL PROKOFIEV ENSEMBLE

Teatro G. Verdi Trieste, Riva 3 Novembre 1, Trieste
Lunedì 5 febbraio 2024, ore 20:30

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Gabriel Prokofiev (Londra 1975)

da Breaking Screens - Memory Fields

Gabriel Prokofiev (Londra 1975)

Reflessivo

NOTE DI SALA

Gabriel Prokofiev porta il cognome impegnativo del nonno Sergej ed è musicista di professione. Ben sappiamo che non è vita facile quella di un giovane nato in una famiglia di artisti celebri. Gli inizi sono sempre buoni. Poi subentra il confronto con l’eredità. In musica l’unico vero caso di successo è duello di Johann Sebastian Bach. Partito della più numerosa famiglia musicale fra Cinquecento e Ottocento, orfano da piccolo, diviene adolescente grazie a un fratello maggiore, ma ha presto vita propria: si guadagna da vivere continuando le eredità tecniche familiari e tradizionali (organo e cantate da chiese), si diverte inventando la moderna musica strumentale (da camera, per orchestra, laica). Bach è anche buon padre di almeno tre ottimi musicisti (Wilhelm Friedemann, Carl Philipp Emanuel, Johann Christian) che per qualche decennio lo superano in fama e favore, salvo esserne poi schiacciati, dai primi dell’Ottocento in poi.

Figlio del pur eccellente violinista, compositore e teorico Leopold, Wolfgang Amadeus Mozart si libera dalla tutela del padre a 25 anni, allontanandosi dal natio borgo provinciale di Salisburgo per fiorire come libero artista nella Vienna capitale. Dei suoi sei figli, i due sopravvissuti alla mortalità infantile di allora, nessuno è allievo diretto del padre, morto giovane. Uno, Carl Thomas (1784-1858), diviene discreto insegnante di pianoforte ma soprattutto capo contabile imperiale a Milano. L’altro, Franz Xavier (1791-1844), educato da Antonio Salieri e Johann Nepomuk Hummel, l’uno collega e l’altro vero allievo del padre, è musicista professionista a tempo pieno, prolifico e stimato, tuttavia sempre soverchiato dall’ombra del genitore.

Fra i grandi dell’Ottocento, solo Johann junior è felicissimo erede di Johann Strauss senior. Mentre di un padre cornista soffrono (poco) Beethoven e (ancor meno) Richard Strauss. Senza antecedenti e conseguenti musicali sono il prolifico Schumann, gli ammogliati Mendelssohn e Wagner, gli scapoli Schubert, Chopin, Liszt, Brahms, gli operisti Rossini e Verdi. Nel Novecento, sono artisti i figli di Igor Stravinskij: Soulima (1910-94) ebbe una discreta carriera americana come pianista, compositore e insegnante; Théodore (1907-89) divenne buon pittore.

Con simili precedenti storici è interessante seguire il percorso che ha portato Gabriel Prokofiev a conquistarsi una solida rinomanza, indipendente ma conflittuale. È appunto nipote di Sergej Prokofiev e della sua prima moglie, la cantante spagnola ma cosmopolita Lina Ivanova Prokofieva (nata Carolina Colina Nemisskaia, 1897-1989). Suo padre Oleg (1928-98) nacque in Francia, prima del trasferimento della famiglia in Unione Sovietica (1936), studia all’accademia di Mosca occupandosi poi di arti indiane e del Sud-Est asiatico. Non fu musicista ma la musica del padre Sergej gli ispirò immagini e sculture che espose con successo in Unione Sovietica e all’estero. Dal 1971 continuò la sua attività artistica risiedendo a Londra. Dove è nato suo figlio Gabriel.

Il quale Gabriel da subito decide di occuparsi di musica. “Fin da bambino ho ascoltato vinili di musiche di nonno Sergej. Anche mio padre amava ascoltare musica classica e contemporanea, Stockhausen, Glass, Bach, jazz moderno. A casa ho avuto subito un ottimo rapporto con la musica. A dieci, dodici anni ho formato una band con amici, facendo musica nei sobborghi meridionali di Londra, cose pop, lontane dalla tradizione di famiglia.”

Fin da allora elabora un vasto programma che prevede di svecchiare la tradizione classica e di avvicinare i giovani alla musica tenendo conto delle nuove tendenze e tecnologie. “La musica classica è diventata autoreferenziale e statica, e il modo con cui si presenta non è cambiato negli ultimi cento anni. Non è in sincronia con lo stile di vita della maggior parte della gente, e dei giovani in particolare. Dovremmo presentarla in modo più rilassato. Storicamente la musica da camera era una pratica da fare in casa, Ora, se vuoi sentire musica da camera, devi andare in luoghi assai formali, come la Wigmore Hall. Ci vado volentieri, mi piace. Ma la musica da camera dovrebbe essere condivisa nei bar, nei club, nei pub. È quello che cerco di fare”.

Con molta coerenza, l’adolescente Gabriel si lancia così in uno sperimentalismo totale, che vuole staccarsi dallo stile del nonno e dalla cultura del padre, mantenendone però lo spirito e le curiosità. Inizia una turbinosa sequenza di sovrapposizioni e contaminazioni. Dopo la prima fase di pop music popolare e di consumo, scopre la EDM (electronic dance music), fonda il gruppo di musica elettronica Spectrum, diventa disc jockey, studia formalmente le risorse dell’elettroacustica alle università di Birmingham e di York. Ciò lo porta ad avvicinarsi alle forme classiche con prospettive diverse. Il suo Quartet n. 1 (2003) è il suo primo lavoro per una formazione che torna spesso nei lavori successivi. Allo stesso tempo pubblica dischi con la propria etichetta Nonclassical e gestisce un night club in cui provare contaminazioni/integrazioni fra classico e pop, fra consumo e cultura.  Senza mai dimenticare il valore del ritmo e la suggestione della melodia.

C’è quasi un recupero della musica concreta (di Pierre Schaeffer, anni Cinquanta), intesa come alternativa all’elettronica (di Karlheinz Stockhausen, anni Sessanta) e coerente con lo sfruttamento integrale del potenziale acustico di uno strumento tradizionale (di Luciano Berio, anni Settanta e oltre). Inventa così il Concerto per grancassa del 2011: rispondono agli strumenti dell’orchestra i suoni emessi non solo dalla pelle percossa, ma anche da quelli ottenuti agendo sulle cordicelle che la pelle tendono e sul cilindro che, nel gran tamburo, tutto tiene.

Sempre all’orchestra risponde il giradischi, in una paradossale inversione dei ruoli: un disc jockey con relativa consolle fa girare i vinili su piatti di grammofono distinti, integrando i loro normali bracci e puntine con dita che sfregano, contrastano o frenano il sistema rotante. Il tutto in rapporto dialettico con gli strumenti disposti accanto, coordinati da un indispensabile direttore. È il concerto per giradischi n. 1 (2006), cui segue una variante con integrazione di percussioni e tromba (2014).

Un po’ alla lontana, ma non tanto, omaggiano il nonno Sergej i più “normali” concerti per violoncello (2013) per sassofono (2016), violino “1914” (2014), flauto (2022), ancora violino (2021). Non mancano le partiture per tradizionali formazioni da camera (quartetto per archi, trio con pianoforte) e per sola orchestra, frutto di commissioni sempre più frequenti da parte di istituzioni concertistiche importanti d’Europa e d’America. Del 2011 è il suo remix orchestrale della Nona sinfonia Beethoven, un modo alternativo di interpretare il principio accademico dal tema con variazioni, con inserti minimalisti, incisi arabi, allusioni pop, percussioni tribali, nenie indistinte, echi inconfondibili di note beethoveniane.

Sono orami assai frequenti le collaborazioni di Gabriel Prokofiev con compagnie di danza ampie e minimali. Rinasce, negli anni recenti, la voglia di far interagire strumenti tradizionali, riuniti in gruppi ampi o ristretti, con suoni elettronici prodotti dal vivo da lui stesso.

È su questo aspetto della sua multiforme attività che avremo modo di conoscerlo stasera. Si presenta infatti con il suo quartetto per archi che lui integra sulla tastiera di un pianoforte per un movimento dell’ormai famoso Quintetto di Alfred Schnittke. E sulla tastiera di un sistema elettronico agisce per intervenire su musiche proprie e altrui.

La sua rivisitazione del famoso Vocacalise, romanza senza parole scritta nel 1912 da Rachmaninov, si aggiunge con naturalezza alle dozzine che si sono accumulate nell’ultimo secolo, per gli organici più diversi in ambito colto ed extracolto. Olivier Messiaen scrisse nel 1937 Oraison (Preghiera) per l’Expo di Parigi di quell’anno utilizzando le onde Martenot, uno strumento appena inventato, precursore dei successivi generatori elettroacustici, capace di sostenere suoni lunghi, espressivi, nuovi. Anche i sussurri e i fremiti pensati per il violino da Salvatore Sciarrino si prestano bene alle manipolazioni di Gabriel Prokofiev.

Gli altri brani sono originali ed evidentemente coerenti con le basi altrui incluse nel programma e con la propria storia personale. Sono tutti assai brevi, pochi minuti, come in un song popolare. Pertanto, ritroviamo il fondante rapporto con la dance music, con i pizzicati classici degli archi e le puntillistiche intermittenze dell’elettronica, il continuum del lontano Oriente (e di Arvo Pärt) e il ripetitivo della più vicina America (di Steve Reich e Philipp Glass).  

Si notino in particolare i tre brani ripresi dalla recente (2022) colonna sonora composta per il documentario che la BBC ha dedicato all’assassinio del dissidente russo Litvinenko, avvelenato con polonio radioattivo a Londra nel 2006. Sono Contamination, Overcoming e Sasha, scelti fra i 24 brani che accompagnano testo e immagini. I suoni sono lividi, angoscianti; a testimoniare la ferocia del trattamento e la lunga agonia. Possiamo leggerli anche come orazione per la nonna Lina Prokofieva, abbandonata al suo destino a Mosca nel 1942, arrestata nel 1948 con l’accusa di tentare un espatrio clandestino in combutta con un’ambasciata straniera, internata in gulag e liberata solo nel 1956, finalmente con permesso di uscire, nel 1974, da un incubo iniziato nel lontano 1936, lasciando Parigi assieme ai figli, per raggiungere il marito tornato in Unione Sovietica.   Lina finì i suoi tormentati giorni a Londra nel 1989, a 91 anni. Il nipote Gabriel, quattordicenne, aveva già iniziato, proprio a Londra, a continuare la tradizione musicale di famiglia.

Enzo Beacco 

Curiosando

1976 Mentre il gruppo svedese degli ABBA usa per la prima volta il logo con la B rovesciata, a New York Eliott Carter presenta Una Sinfonia di 3 Orchestre. Il supersonico Concorde entra in servizio tra Parigi, Londra e New York, 
e Viking 1 atterra su Marte. Il 1 Aprile, e non era uno scherzo, viene fondata la Apple Computers, e poco dopo una sconosciuta Microsoft nasce nel New Mexico. A Londra apre il Royal National Theater, con Il Campiello di Goldoni

2021 Riccardo Muti dirige i Wiener Phiarmoniker per il Concerto di Capodanno in una sala vuota  a causa del Covid-19. Il MOSE salva Venezia dall’acqua alta per la prima volta e viene lanciato il James Webb Space Telescope. Ad Atene, il 2 agosto, il termometro segna 47 gradi celsius, mentre in alcune zone della Gran Bretagna si torna a fare vino dopo 2000 anni.

2022 La Clevland Orchestra riceve in dono il manoscritto della sinfonia n.2 di Mahler. Anche la celebre Monna Lisa di Leonardo riceve la sua “torta in faccia” il 31 Maggio al Louvre, ma non si sa per quale motivazione. Per la prima volta a Oxford un reattore a fusione nucleare produce 11 megawatt in 5 secondi. A novembre sul pianeta terra ci sono 8 miliardi di umani.

1912 Sergei Prokofi ev pubblica i primi due Concerti per Pianoforte, di cui il n.1 in Re bemolle maggiore dura solo 15 minuti. Le acciaierie Krupp producono il primo acciaio inox utilizzzabile su larga scala: se fosse stato usato per i rivetti del Titanic al posto del ferro sporco, nessuno ricorderebbe la notte del 14 Aprile 1912. Betrand Russel pubblica I Problemi della Filosofi a.

1937 Il giorno di Natale Arturo Toscanini assume la direzione della NBC Symphony Orchestra: milioni di americani, compreso il presidente Roosvelt, si sintonizzano per ascoltarlo. In germania viene collaudato il primo pulsoreattore, l’era dei jet è iniziata, e la Bayer inventa il poliuretano. La BBC Television trasmette La Fine del Viaggio, il primo pezzo teatrale adattato per il piccolo schermo. Il 27 Maggio apre il Golden Gate bridge.